Nei sogni, ad esempio, afferma Jung, è possibile constatare questo aspetto di libertá della psiche individuale, che, al contrario, il corpo non possiede.
Ogni volta che si sogna, infatti, si ha accesso ad un mondo senza barriera alcuna: non esiste spazio e nemmeno tempo.
Si potrebbe, nel sogno, esperire di essere al periodo storico dell'antica roma cesariana, e, al contempo, appunto, nel mondo odierno, con un battito di ciglia: quindi, avendo esperienza, nell'identico istante onirico, di due tempi, oceanicamente diversi, se ne deduce che, nel luogo psichico, in cui si vive sognando, non esiste alcun tempo.
Anche lo spazio, insieme al tempo, è nullo in noi: si sogna di volare, di correre a terra, di cadere da un grattacielo, di vivere in Inghilterra, o cose simili, eppure, ad un tratto, si osserva di essere nella propria casa, nel proprio letto.
Ora, se nel luogo psichico (come nel sogno), non esistono barriere e leggi spazio-temporali, allora, per effetto logico, se ne deduce, necessariamente, che la psiche vive fuori dal tempo, quindi è eterna, e dallo spazio, quindi è infinita.
L'anima, come fu definita, per la prima volta, dal pensiero filosofico antico, esiste, da sempre e per sempre, oltre ad essere infinita, non avendo alcun limite locale.
In quanto eterna e infinita, non ha esperienza della 'fine': mentre il corpo, vincolato da leggi spazio-temporali, ad un certo punto ha.
Dunque, non si muore 'realmente', cioè nella totalitá della realtá che ognuno di noi è, ma solo 'apparentemente': soltanto se si osserva la realtá, esclusivamente sul piano 'materiale' ed 'empirico'.
L'uomo, è un individuo immortale, non avrá mai alcuna fine: e, per implicazione logico-causale, alcun inizio.
Roberto De Vivo
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