martedì 21 febbraio 2023

LA SOCIETA’ ‘NICHILISTA’ E IL VENIR MENO DEL ‘PRINCIPIO GENERATIVO’.

 

In psicoanalisi, la funzione paterna, consiste nell’’interdizione dell’incesto’ e nell’introduzione della ‘legge’ che, ponendo un limite all’anarchia delle pulsioni, consente loro di acquistare una forma evolutiva e di accedere al pensiero.

Per ‘incesto’, al livello psicoanalitico, si intende  una sorta di ‘con-fusione’ (o disordine) indifferenziata tra sessi e generazioni, alla quale si contrappone la ‘legge paterna’ come limite generativo, che dà ordine, forma e identità sessuale.

‘L’interdizione dell’incesto’ , è fondamentale, oltre ad essere necessaria, ai fini della costruzione della personalità individuale, giacchè, per mezzo della stessa, al livello psicosessuale, l’individuo instaura la propria  ‘struttura edipica’: fonda la conflittualità tra sessi e generazioni, secondo un vettore di sviluppo che consente una evoluzione, una crescita, un apprendimento dall’esperienza, altrimenti impossibile.

La funzione paterna è, dunque, garante della civiltà, intesa sia come microcosmo (il nucleo familiare), sia come macrocosmo (la società, come insieme di più nuclei familiari ).

Nella maggior parte delle antiche narrazioni mitologiche, in principio, vi è (quasi sempre) uno stato caotico, indifferenziato, dove tutto è mescolato, disordinato, informe e indeterminato. L’atto che dà inizio al “cosmo”, e quindi all’ordine dell’universo ( contrapposto alla sua forma caotica iniziale), nei miti, consiste in una separazione: la luce, ad esempio, è generata dalle tenebre, la terra dal cielo, le acque dalla terraferma, e così via, fino ad arrivare alle diverse specie viventi e alla loro, determinata, forma sessuale, maschile e femminile.

Il ‘principio generativo’ è, dunque,  rappresentato dalla rottura di una continuità .

E’ qui che, secondo la letteratura psicoanalitica, avviene la cosìddetta ‘proibizione dell’incesto’: l’introduzione di tale discontinuità, separa il bambino dalla madre, rompendo, così, la loro fusione (simbiotica).

In questo modo, la madre si fa madre, e il bambino, bambino. Tale processo psicosessuale, dà, finalmente, inizio alla relazione. Perché ci sia relazione, infatti, occorre che ci siano due ‘reciprocità’ (o identità soggettive): un ‘IO’ e un ‘TU’.

La funzione paterna, è ciò che rende fecondo il materno, attraverso la costituzione di un limite che separa e, al contempo, ordina, forma e identifica le diverse soggettività. Il fallo maschile è divenuto il simbolo di tale funzione generatrice e ordinatrice. Lo ritroviamo, ad esempio, nello scettro dei re, nel bastone dei profeti, nelle chiavi che conferiscono al Papa il potere di sciogliere e di legare. Diviene, cioè, simbolo del potere legislativo del padre, che gli conferisce il diritto di giudicare e di punire: una vera è propria ”auctoritas” latina.

La piramide del potere, nelle diverse società storiche, infatti,  parte dal padre, capo della famiglia, arriva al sovrano, capo del popolo, e culmina a Dio, capo dell’universo. Ciò che li unisce è l’”axis mundi”, l’asse attorno al quale si organizza la realtà, in base ad un ordine specifico, per mezzo del quale, ciò che era, inizialmente, caotico e disordinato, diviene mondo, cosmo: una realtà stabilita, ordinata, non più caotica e indifferenziata.

Con l’avvento della modernità, e la società ‘nichilista’, questa organizzazione semantica, incentrata sulla figura del padre, è entrata sempre più in crisi. Le grandi concezioni del mondo, politiche, religiose, ideologiche, che la fondavano, sono, come si è lungamente esposto nei paragrafi precedenti, progressivamente tramontate.

Oggi, la funzione paterna, conosce una crisi profonda ed inedita. Ciò è dovuto a molteplici fattori. L’avvento della democrazia, ha fatto decadere l’idea di un potere assoluto, di origine divina, e introdotto l’idea di un potere laico, condiviso e in perenne discussione.

L’emancipazione femminile, ha portato all’uguaglianza dei sessi e alla fine dell’istituzione del “capofamiglia”, con tutte le conseguenze, sul piano pratico e simbolico, che ancora non si sono completamente delineate.

Tutto ciò, se da un lato rappresenta una conquista di civiltà, dall’altro comporta, come tutti i grandi cambiamenti socio-culturali, confusione, ansia e disorientamento.

Un tempo, il padre, era percepito come rappresentante di un potere che andava oltre ‘di lui’, come persona particolare. Poteva anche essere un individuo debole e insignificante, ma era pur sempre il padre, e , in quanto tale, il rappresentante, e detentore, di un potere indiscutibile, autorevole: quello stesso potere detenuto da tutti i sovrani e gli  imperatori della storia del mondo.

Oggi, tale rappresentanza, è, tragicamente, decaduta. Ogni padre deve conquistarsi credibilità e rispetto, per così dire, “sul campo”, senza che nulla venga dato per scontato. Lo stesso vale per la categoria dei governanti, insegnanti , educatori e così via: non vi è più un potere certo, stabile , sicuro e duraturo, ma, al contrario, caotico, incerto, stabile e di breve durata.

Anche la scuola, come accennato sopra, in qualità di istituzione educativa per eccellenza, nell’attuale società nichilista, ha perso, nel tempo, la propria autorevolezza e significanza.

Gli insegnanti, da formatori, quali erano un tempo, sono divenuti, semplici e apatici, in-formatori. La scuola ha, completamente, perduto il proprio obiettivo: quello di formare le singole coscienze ad ‘essere se stesse’, libere, indipendenti, autonome, adeguatamente strutturate alle passioni che, ciascuna di loro, possiede, interiormente, dalla nascita, e che, in virtù delle stesse, rende le uniche, e diverse, l’una dall’altra.

La società nichilista, nata dalla distruzione del ‘principio generativo’, che, come si è visto fin qui, è ciò che garantiva un’ ordine, un limite e una specifica forma reale, culturale e sociale, ha dato avvio, ad un nuovo prodotto culturale, dove, caos e disordine identitario, diventano gli elementi caratterizzanti.

Tale prodotto culturale, è conosciuto con l’acronimo ‘lgbt’: cultura ‘lesbica, gay, bisessuale e transgenter’.

Roberto De Vivo

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