Non guardo Sanremo, come non guardo la televisione. E’ una mia, precisa, scelta di vita, scaturita da una personalissima riflessione in merito all’obiettivo (per me, molto, chiaro da tempo) che hanno’ i mezzi di comunicazione di massa’ (conosciuti come ‘mass-media’) nei confronti della società e delle persone che la compongono.
L’obiettivo
che hanno questi ‘maledetti’ mezzi di ‘informazione’ (ho messo il termine
‘informazione’ tra virgolette di proposito, giacche’, a mio avviso, è pura
propaganda, nella maggior parte dei casi, commerciale e di interesse
finanziario, oltre che di ‘motore, generante malessere sociale e fisiologico’),
a mio parere, è quello di contribuire alla ‘evidente’ distruzione, e quindi
alla fine, di una società, la nostra, le cui radici fondanti, oramai fin troppo
lontane, sono il risultato di una solida cultura, costruita in millenni di
storia umana, di tradizioni ‘mitologiche’, di valori strutturati, emersi, nel
corso dei secoli, dal rapporto tra genti e popoli diversi, le cui relazioni,
nel tempo della storia, hanno determinato ‘la visione, che ogni occidentale ha,
del mondo’, di pensiero filosofico, oltre che di, ben, e profonde, credenze
religiose.
Da tali
premesse, voglio, comunque, cercare di fare una riflessione, in merito all’episodio
‘Blanco’, avvenuto a Sanremo.
Pur non
vedendo la televisione, ho, mio mal grado, visto il video del’cantante’ (anche
questo tra virgolette, giacché, lungi da me, nell’accostare la parola
‘cantante’ ad un tizio simile), che è stato fatto girare, più volte, per mezzi
social.
Ora, cosa
penso del fatto accaduto, è molto semplice: Blanco, non è nient’altro che la
punta dell’’iceberg’, il prodotto ultimo, il prototipo, potremmo dire,
’riassuntivo’ di una generazione di giovani, facenti parte di un’’epoca nuova’
( quella, appunto, sponsorizzata, esaltata, pubblicizzata, propagandata, dai
nostri, attuali, ‘sistemi di comunicazione di massa’) mai vista prima, nella
storia, che non ha precedenti, o, metaforicamente parlando, ‘parenti alla
lontana’.
Blanco, è
uno dei ‘massimi rappresentanti’ (ma come lui ce ne sono tanti altri, come
Achille Lauro, I Maneskin, Sfera Ebbasta, e così via…) di quella che io
definisco ‘neo società nichilista’: una società senza radici, storia, valori,
tradizioni e cultura.
Senza storia,
non si ha nemmeno memoria di ciò che si osserva, si fa, si apprendo o si
esperisce.
Ogni cosa che avviene, per la ‘neo generazione
nichilista’, la si vive nel preciso istante in cui, la stessa, appunto,
avviene, nell’immediato presente, decontestualizzandola temporalmente (in
quanto manca, totalmente, la storicizzazione degli eventi, e quindi la capacità
cognitiva di poterli comprendere realmente, in modo da capirne gli sviluppi
avuti nel corso del tempo, e, per effetto causale, avere gli strumenti mentali
per cercare di prospettarne i possibili esiti futuri).
L’oblio
della memoria (prodotto cognitivo, di una società senza storia), non ha
soltanto il ‘merito’( si fa per dire) di generare, ogni volta, nei soggetti, la
‘decontestualizzazione degli eventi vissuti dagli stessi’, ma ha anche quello
di renderli(soprattutto per quanto
riguarda le nuove generazioni) dei veri e propri ‘automi’: contenitori chiusi,
isolati dal contesto ambientale, sociale, scolastico, familiare, collegiale,
amorevole e amichevole, in cui vivono, rendendoli, completamente, passivi alla
vita che scorre loro davanti, ogni giorno, vuota di senso e significato
esistenziale.
Nulla ha più
alcun senso, per questa generazione di persone: tutto è insignificante, dunque
superficiale e senza valore.
Ogni evento,
dunque, nel momento in cui si presenta al cospetto dell’attuale generazione
giovanile, lo si vive, senza ricordo, percependolo, ogni volta, come fosse la
prima volta, non avendo modo alcuno di poterlo contestualizzare con eventi
simili, già vissuti prima, giacchè, nella società nichilista, non esiste alcun
‘prima’ e alcun ‘poi’.
Oltre al
nulla della storia, a caratterizzare la società attuale, sono, come ho già
scritto sopra, l’annientamento dei valori, della cultura e delle tradizioni.
E’ chiaro,
credo, che una società senza radici e storia, di conseguenza, è una società
senza alcun tipo di valore e tradizione.
I valori,
infatti, ci vengono trasmessi, nel tempo, da un passato: ma, come si è appena
esposto, nella società nichilista, non esistendo più ne tempo ne storia, non
esistono, neppure, valori e tradizioni.
Senza,
storia (che è ricordo di ciò che stato, per comprendere ciò che si è, allo
scopo di far crescere e manifestare ciò che siamo interiormente), non si ha
memoria, dunque ricordo: e senza ricordo, non si hanno valori e tradizioni
sociali.
Una società
senza valori e tradizioni, è una società senza alcuna regola: sociale o
comportamentale che sia. Non si ha più, nemmeno, la capacità di potere
comprendere come ‘doversi comportare in una determinata situazione’: in quanto,
non si ha alcun ricordo, di alcuna situazione avvenuta prima, o, addirittura,
durante.
Quindi, in
definitiva, come reagisce un essere umano, di questa generazione, rispetto agli
stimoli che riceve dall’ambiente esterno? La risposta è, anche qui, alquanto
scontata: reagisce in maniera impulsiva, istintiva, aggressiva, quasi
animalesca, in modo, totalmente, apatico e distruttivo, giacchè, per natura,
come in ogni animale ( e noi siamo animali, anche se evoluti?) , ciò che è di
vitale priorità, al fine dell’azione, è l’affermazione di sé e della propria
sopravvivenza, anche se questa, ha come effetto, la distruzione di ciò che sta
intorno.
Tutto
questo, ovviamente, avviene, nel profondo delle persone, in una dimensione,
completamente, inconscia, incospapevole e automatica.
Questa è, a
grandi linee, la società di oggi: e Blanco, a Sanremo, l’ha rappresentata in
modo esemplare: quasi pittoresco!
Roberto De
Vivo
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