La filosofia
leopardiana è troppo spesso dimenticata e ridotta a mero “concettualismo
poetico”; un concettualismo che trova la massima espressione in uno dei canti
più famosi della storia: l’”infinito”.
“… Sedendo e
mirando interminati spazi di là da quella … io nel pensier mi fingo… e mi
sovvien l’eterno…”.
Sono questi
alcuni dei versi dell’infinito in cui Leopardi rileva l’importanza dell’immaginazione
umana: l’unico strumento che l’uomo possiede al fine di trascendere e superare
i limiti e le barriere della sensibilità.
Tutti noi
nella quotidianità della vita facciamo esperienza del fatto che in certe
situazioni siamo poveri di strumenti e soluzioni in grado di risolvere nell’immediato
particolari problemi: tutto ci sembra “troppo grande” e “potente” al punto di
aver paura di non riuscire più ad andare avanti, perché non si riesce a vedere
al di là dello “scoglio”.
Subentra l’angoscia,
la paura di non sapere più cosa fare in quel preciso istante. Tutto ci sembra
crollare addosso e le certezze che avevamo cadono tragicamente come un castello
di sabbia. L’ansia s’impone e l’oscurità ricopre il mondo che ci circonda.
E’ proprio
qui che Leopardi ci viene in aiuto: chiudere gli occhi e annullare per un
istante la realtà circostante, secondo il poeta, ci aiuta a mettere in moto la
nostra immaginazione e ad andare oltre quella montagna, apparentemente insormontabile.
I bambini la
utilizzano ogni giorno della loro vita e superano le difficoltà grazie ad essa.
Dal nulla riescono a creare significati straordinari, meravigliosi, mentre l’uomo,
schiavo della quotidianità, il più delle volte, diventa prigioniero dei propri
problemi e invece di risolverli scappa.
Abbiamo
molto da imparare dai nostri bambini: utilizziamo il periodo natalizio per
passare più tempo con loro e con la nostra immaginazione. Buon Natale a tutti
voi.
Roberto De Vivo
Dottore Magistrale in Filosofia
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