sabato 23 settembre 2017

Stupendo di Vasco Rossi


“…E mi ricordo chi voleva al potere la fantasia. Erano giorni di grandi sogni sai, erano vere anche le utopie; ma non ricordo se chi c'era, aveva queste facce qui: non mi dire che è proprio così, non mi dire che son quelli lì…”.

Sono proprio queste le parole iniziali del testo musicale “Stupendo” di Vasco Rossi. Apparsa per la prima volta nel lontano 1993, parallelamente alla chiusura della vicenda sugli scandali politici riguardante il maxi processo “Tangentopoli”, il cantante descrive una fotografia in cui s’interroga se quelle persone che vede in fermo immagine dalla foto , siano davvero le stesse che, un tempo, credevano in un mondo migliore: più libero, pulito dalla corruzione.

Dopo alcuni passaggi intermedi in cui il cantante rock scrive e racconta di sé, del proprio malessere esistenziale presente (di lì a poco uscirà “Sally”, metafora dello stesso Vasco), torna alla foto, a quei volti, e scrive: “…però ricordo chi voleva un mondo meglio di così. Sì, proprio tu che ti fai delle storie, ma dai, cosa vuoi tu più di così? E cosa conta chi perdeva, le regole sono così! È la vita ed è ora che cresci! Devi prenderla così!...”.

E’ proprio questo il momento in cui Vasco riporta, prima le convinzioni passate di chi voleva cambiare il mondo, migliorandolo, poi la loro attuale ipocrisia, senza vergogna, caratterizzata dall’abbandono totale di quei sogni e progetti, oramai traditi e lontani.

“…Sì! Stupendo! Mi viene il vomito: è più forte di me!...” Tutto questo gli procura un senso di nausea e schifo, rispetto a chi, per mero interesse personale,  ha corrotto i propri ideali a discapito degli altri.

Infine, scrive: “… Non lo so, se sto qui o se ritorno. Se ritorno…”. Finisce il testo della canzone con un ipotetico ritorno al passato: un passato ricco di sogni e fantasie. Non è del tutto convinto di questo “ritorno alle origini” e chiede al suo pubblico immaginario di scegliere per lui.

Un testo di un valore filosofico-politico inestimabile, che ha tracciato in me una linea indelebile, tanto da  rappresentare il mio mantra politico: anch’io sognavo un mondo migliore, ma non è successo! Un senso di nausea mi assale, soprattutto nel pensare ad alcune persone che, in vista dei propri scopi, nel tempo, hanno tradito se stessi e chi credeva in loro.

Roberto De Vivo

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