E’ una domanda che mi sono posto nel tempo, durante il mio
attivismo politico. Attivismo mosso da una grande passione verso la volontà di “tentare
di cambiare le cose”. Volontà a oggi svanita!
Torniamo alla domanda di partenza: da dove deriva tale concezione
del potere? A mio avviso ha origini molto antiche, riscontrabili nel lontano
medioevo.
In quell’epoca le arti che potevano essere apprese a scuola
erano “7” divise in due gruppi: trivio e quadrivio. Nel gruppo del quadrivio vi
erano l’aritmetica, la geometria, la musica e l’astronomia. Nel trivio, invece,
la grammatica, la logica e la retorica.
Le sette arti erano insegnate secondo una successione ben
precisa. Per quanto riguarda il trivio prima era insegnata la grammatica,
fornendo all’allievo regole basilari e strutturali della lingua latina. A seguire
la logica e la retorica.
Per essere intrapresa la carriera politica, nel medioevo,
bisognava prima aver superato l’esame di retorica.
La retorica è l’arte del trivio dopo la logica; riguarda il
discorso persuasivo. Un discorso, scritto o orale, che ha lo scopo di
coinvolgere uno o più destinatari. E’,
dunque, l’arte della parola e della comprensione del punto di vista
dell’uditorio: la capacità di convincere anche attraverso le emozioni.
Ora, non si poteva imparare retorica se non dopo aver
superato l’esame di logica. Questo ci fa intendere come per i medievali era fondamentale
saper utilizzare la parola “attraverso” un preciso meccanismo logico, in modo
da non contraddirsi e fare brutte figure in pubblico.
Il Politico medioevale era logico e retorico! Ecco da dove
nasce la nostra attuale visione del potere e della politica. Una visione
distorta a mio avviso, in cui ciò che conta è mostrare la propria capacità
linguistica e logica al fine di attrarre più pubblico possibile: più pubblico,
più consensi, più potere!
Tutto ha un’origine. Sempre!
Roberto De Vivo
Dottore Magistrale in Filosofia
Nessun commento:
Posta un commento