Il Giornale 22 giugno 2012
di Sabrina Cottone
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Chi vorresti conoscere? «Il Dalai Lama».
Così rispondeva in campagna elettorale Giuliano Pisapia, interrogato in piazza
Duomo da Claudio Bisio. Ma adesso che Tenzin Gyatso, leader spirituale del
Tibet, si avvicina a passi veloci, Milano prepara un clamoroso voltafaccia al
Dalai Lama. No alla cittadinanza onoraria che pure era stata preparata da tempo
con un documento unanime, sottoscritto dai capigruppo di tutti i partiti in
consiglio comunale. Il motivo? Realpolitik. Le pressioni cinesi hanno convinto
la sinistra che sia meglio non sfidare il Dragone. E la battagliera delibera
che ricordava l’invasione comunista del Tibet e il genocidio della popolazione
tibetana è stata prima edulcorata, falcidiando i riferimenti alla Cina, e poi
stoppata con un voto del consiglio comunale.
La votazione si è chiusa con 16 favorevoli
alla sospensione, 12 contrari e 3 astenuti. A frenare sull’onorificenza al
Dalai Lama, che sarà a Milano dal 26 al 28 giugno, le forze che sostengono il
sindaco, con il Pd in prima fila. Si sono schierati contro lo stop Pdl, Lega,
il radicale Marco Cappato, il cinque stelle Mattia Calise e il pd David
Gentili. I tre astenuti sono il sindaco, Giuliano Pisapia, il presidente del
consiglio comunale, Basilio Rizzo, e il pd Ruggero Gabbai («appartengo a una
minoranza, quella ebraica, che ha sempre tutelato il principio
dell’autodeterminazione»).
Pisapia riceverà il Dalai Lama martedì 26
giugno a Palazzo Marino, dove i consiglieri attendono un intervento in aula di
Tenzin Gyatso. «Come sindaco lo ricevo e credo che sia anche un segnale
importante» ha detto Pisapia in consiglio, dove è arrivato sospinto dalla
protesta dell’opposizione che lamentava la sua assenza. «Ancora una volta il
sindaco dimostra la sua inadeguatezza a questo ruolo» le parole del capogruppo
del Pdl, Carlo Masseroli.
Pisapia in aula ha ammesso le pressioni. E
ha raccontato di una cena in cui la console cinese gli disse che la
cittadinanza onoraria al Dalai Lama sarebbe stata interpretata come «un atto di
inimicizia verso il popolo cinese». Pisapia avrebbe risposto che intenzione del
consiglio comunale era «celebrare l’impegno per la pace del Dalai Lama». Ma
alla fine ha valutato preferibile lasciar perdere: «Siamo autonomi ma non
vogliamo creare inimicizie».
L’ambasciata cinese ha stabilito contatti
anche con i vertici del consiglio comunale. E i timori di rappresaglia non sono
mancate. La Cina è una potenza economica prima ancora che politica, gli affari
con la Repubblica popolare cinese coinvolgono parecchi imprenditori. E poi c’è
l’Expo: Shanghai è la città che nel 2010 ha passato il timone a Milano e un
boicottaggio è ipotesi che allarma.
Resta la questione politica, richiamata da
Pdl e Lega in aula, dove si è parlato di «ricatto» e «paura». Sia il
consigliere del Pdl, Pietro Tatarella, che l’ex assessore ai Servizi sociali,
Mariolina Moioli, hanno ricordato i «cristiani perseguitati in Cina». Basilio
Rizzo non nasconde il desiderio di compromesso: «Quel che pensa un grande
popolo è da tenere in considerazione. Il nostro non sarà un riconoscimento
politico al Dalai Lama, ma alla sua persona, in senso spirituale e morale».
La cittadinanza onoraria al Dalai Lama è
stata concessa da diverse città, a partire da Roma nel febbraio 2009. Il
sindaco, Gianni Alemanno, commentò la decisione come «la nostra rivolta morale
contro l’ingiustizia» e parlò di «Tibet libero». Tenzin Gyatso è stato
proclamato cittadino onorario di Venezia, Torino e Bologna. E persino di
Assago, dove sorge il Forum che ospiterà le sue lezioni. Il sindaco, Graziano
Musella, ha preso in controtempo Pisapia, e il 28 giugno consegnerà
l’onorificenza al Dalai Lama.
Contro Pisapia si è accesa
anche la protesta della comunità tibetana di Milano e su facebook la rivolta
del popolo arancione
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