Uno dei più
grandi Filosofi del pensiero occidentale: Nietzsche. Lo si definisce «il primo
perfetto nichilista», ciò dipende da una precisa circostanza: egli ha
annunciato la «morte di Dio», intendendola come la distruzione di tutti i
valori supremi della tradizione occidentale, dalla morale alla religione alla
logica. Questo atto esposto nel celebre brano dell’«uomo folle» de “La gaia
scienza” (1882), viene ritenuto dal filosofo come «il più grande avvenimento
recente», che non mancherà di gettare le sue prime ombre sull’Europa. L’evento,
troppo distante dalla mentalità comune della gente per poter essere accettato e
capito, comporterà una lunga e copiosa serie di demolizioni, distruzioni e
tramonti. Con Dio infatti, annota Nietzsche sempre nei Frammenti, è caduta
anche «quella che è stata finora la morale: le due cose si reggevano a
vicenda».
Il brano
seguente, in cui l’uomo folle annuncia la morte di Dio merita di essere letto,
perché non è solo denso di significato, ma è ciò che lo stesso Filosofo
predisse. Oggi se ne osservano gli effetti, devastanti, catastrofici. Una società,
quella odierna, senza più valori, punti d riferimento, certezze, è una società
persa, angosciata, disperata. E’ chiaro che questo non vuole essere un
messaggio pessimistico, anzi: per tentare di cambiare le cose, bisogna prima
comprenderle fino in fondo, altrimenti ogni cambiamento sarà “gattopardesco”,
illusorio, finto. Vi lascio al testo. Al “grande annuncio”. Vi lascio a
Nietzsche.
"Avete sentito di quell’uomo folle che accese una lanterna alla chiara
luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: «Cerco
Dio! Cerco Dio!»? - E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli
che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. [Folla] «Si è forse perduto?»
disse uno. «Si è smarrito come un bambino?» fece un altro. «Oppure sta ben
nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? E emigrato?» gridavano e ridevano in
una gran confusione. L’uomo folle balzò in mezzo a loro e li trapassò con i
suoi sguardi: «Dove se n’è andato Dio?» gridò «ve lo voglio dire! L’abbiamo
ucciso - voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dette la spugna per strofinare via l’intero orizzonte? Che mai facemmo per sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli?
Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste allora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla?
Non alita su di noi lo
spazio vuoto? - Non si è fatto più freddo? Non seguita a venire notte, sempre
più notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno
i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo ancora nulla? Non fiutiamo ancora
il lezzo della divina putrefazione? anche gli dèi si decompongono! Dio è morto!
Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli
assassini di tutti gli assassini? Quanto di più sacro e di più possente il
mondo possedeva fino a oggi si è dissanguato sotto i nostri coltelli — chi
detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo lavarci? Quali riti
espiatori, quali sacre rappresentazioni dovremo inventare? Non è troppo grande,
per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo anche noi diventare dèi,
per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un’azione più grande - e tutti
coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di questa azione, a una
storia più alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!».
A questo punto l’uomo
folle tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch’essi
tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che
andò in frantumi e si spense. «Vengo troppo presto», proseguì «non è ancora il
mio tempo. Questo enorme evento è ancora per strada e sta facendo il suo
cammino - non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, la luce delle stelle vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano viste e ascoltate. Quest’azione è ancor sempre più lontana dagli uomini delle stelle più lontane -eppure son loro che l’hanno compiuta!».
Si racconta ancora che
l’uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e
quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e
interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in
questo modo: «Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri
di Dio»?”
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