di CARMELO LOPAPA
Aperte, anzi "apertissime". Ora la speranza,
per dirla con Cicchitto, è che le primarie del Pdl siano anche "serie". Silvio
Berlusconi abbandona il campo (ma non il Parlamento) convocando la consultazione
del suo popolo per il 16 dicembre e le ha definite appunto "aperte". Lo saranno
e parecchio, stando a chi già ci sta lavorando in via dell'Umiltà. Più simili
all'adunata di popolo sotto i gazebo leghisti di domenica scorsa che alla
rigorosa affluenza con tanto di registrazione voluta dai democratici per le loro
del 25 novembre.
Il Pdl ha un disperato bisogno di numeri per il suo D-day, da contrapporre ai milioni che molto probabilmente si presenteranno alle urne del Pd. E dunque, niente registri, niente paletti, giusto qualche regola per evitare figuracce e dare una parvenza di disciplina, ma poi via, verso il previsto e prevedibile plebiscito in favore del successore designato in mancanza di meglio, Angelino Alfano. Tanto più che Pier Ferdinando Casini si è già defilato da qualsiasi coinvolgimento. La "lista per l'Italia" andrà per la propria strada e buon viaggio al Pdl (o come si chiamerà).
Non saranno, insomma, primarie di coalizione, niente Ppe all'italiana, come vorrebbero le colombe del partito che continuano a corteggiare i centristi. Saltato il tappo del Cavaliere, ora la corsa rischia di essere piuttosto affollata. Al punto che il capogruppo del partito è dovuto intervenire in mattina per invocare appunto una certa "serietà"
nella competizione. Entro mercoledì sarà convocato l'ufficio di presidenza
per fissare in fretta e furia regole e criteri.
Il fatto è che la tentazione dei 50 giorni di sovraesposizione mediatica è troppo forte per uno stuolo di deputati che sanno di rischiare, tra cinque mesi, perfino la rielezione in Parlamento. Alemanno sostiene di non essere interessato. La Polverini, al contrario, di farci qualche pensierino. Ecco allora la schiera di chi si appresta a rendere più credibili le prime consultazione dell'era berlusconiana dopo Berlusconi.
IL DELFINO
La sua investitura è avvenuta già nel docu-testamento con cui il leader ha annunciato il passo indietro (o meglio di lato). Dopo almeno due settimane di gelo, durante le quali il capo e il pupillo sono arrivati a non sentirsi e a non vedersi per giorni, Angelino Alfano adesso canta vittoria. Quarantadue anni mercoledì prossimo, siciliano di Sant'Angelo Muxaro in provincia di Agrigento, da giorni batte in lungo in largo la sua isola per tirare la volata a Musumeci. La rinuncia del Cavaliere però ha disinnescato il rischio sue dimissioni dai vertici del partito in caso di sconfitta elettorale in Sicilia. Con lui, si schiera tutta la squadra di dirigenti quarantenni: da Lupi a Gelmini, da Fitto a Frattini.
LA PASIONARIA
Daniela Santanché si è battuta fino all'ultimo per convincere Berlusconi a restare sul ring. La sua linea, che era quella dei falchi, non ha retto. Adesso l'imprenditrice che nel 2008 si era candidata con la Destra contro il Pdl lanciando accuse pesantissime al Cavaliere, cuneese di 51 anni, si è convinta di poter rovinare la festa di Alfano. "Ha preso il partito al 24 per cento e lo ha portato al 15" è il suo grido di battaglia. No alle tasse e Italia fuori dall'Euro, tra gli slogan che segneranno la sua campagna.
LA VECCHIA GUARDIA
Avrebbe preferito che in campo restasse il capo, anche lui in qualche modo adesso si sente orfano. L'ex ministro Giancarlo Galan, 56 anni, padovano, ex presidente della Regione Veneto, al fianco di Berlusconi lo è del resto dai tempi della Fininvest. Tra i fondatori di Forza Italia nel '94. Dice di non voler stare in un partito con La Russa e Gasparri, invocava il ritorno allo spirito forzista. Adesso invece con gli ex An sarà costretto a convivere. Plaude al "gesto di coraggio" del suo leader, ma ne avrebbe fatto volentieri a meno.
SHREK
Il personaggio dei cartoni è stato a lungo il suo avatar su Twitter, gli sta simpatico e un po' gli somiglia. Il gigante del Pdl, Guido Crosetto, ex sottosegretario alla Difesa, classe '63, sarebbe il secondo cuneese in corsa per le primarie. Sarebbe perché non ha ancora deciso. Da mesi chiedeva le primarie e martellava su Berlusconi. Ora esulta per il "coraggioso passo indietro". E medita un giro di giostra alla fiera della corsa pidiellina.
IL GUASTATORE
"Ora devo terminare il lavoro in Lombardia, poi ci penserò" è la prima apertura fatta poche ore fa dal dimissionario presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Ma chi gli sta vicino in queste ore ammette che il governatore ci sta pensando eccome, a una candidatura. Sessantacinque anni, mai domo, per nulla intenzionato a sparire dalla scena nonostante gli scandali e le inchieste, l'ex uomo forte di Cl vuole pesarsi al Nord e poi lanciare la sua candidatura in Parlamento, forte delle migliaia di voti che raccoglierà, lui spera, il 16 dicembre. La campagna, neanche a dirla, sarebbe tutta giocata in chiave anti-Lega.
IL FORMATTATORE
Alessandro Cattaneo, sindaco trentatreenne pidiellino di Pavia, è volto poco noto al grande pubblico, ma già odiatissimo dalla classe dirigente attempata del Pdl. Studia da Matteo Renzi delle file berlusconiane, guida i giovani "Formattatori" del partito che a luglio hanno tenuto la loro contestata kermesse in nome dello svecchiamento e ad agosto hanno mandato su tutte le ire mezza nomenclatura bocciata dalle loro pagelle. "Noi ci saremo, saremo all'interno del dibattito e non avremo timori reverenziali" annuncia adesso Cattaneo.
L'OUTSIDER
I maliziosi, conoscendola, dicono che non si sarebbe fatta mai sfuggire l'occasione. E infatti eccola qui. Alessandra Mussolini, ruspante campana cinquantenne a dicembre, si prepara anche lei alla sfida. "Ci sto pensando seriamente" dice a chi le chiede. "Francamente ci sto pensando, eccome se ci penso: l'idea mi affascina molto perché mi piace la partecipazione. Io ho sempre messo tutta me stessa, facendo anche salti nel vuoto senza rete".
Il Pdl ha un disperato bisogno di numeri per il suo D-day, da contrapporre ai milioni che molto probabilmente si presenteranno alle urne del Pd. E dunque, niente registri, niente paletti, giusto qualche regola per evitare figuracce e dare una parvenza di disciplina, ma poi via, verso il previsto e prevedibile plebiscito in favore del successore designato in mancanza di meglio, Angelino Alfano. Tanto più che Pier Ferdinando Casini si è già defilato da qualsiasi coinvolgimento. La "lista per l'Italia" andrà per la propria strada e buon viaggio al Pdl (o come si chiamerà).
Non saranno, insomma, primarie di coalizione, niente Ppe all'italiana, come vorrebbero le colombe del partito che continuano a corteggiare i centristi. Saltato il tappo del Cavaliere, ora la corsa rischia di essere piuttosto affollata. Al punto che il capogruppo del partito è dovuto intervenire in mattina per invocare appunto una certa "serietà"
Il fatto è che la tentazione dei 50 giorni di sovraesposizione mediatica è troppo forte per uno stuolo di deputati che sanno di rischiare, tra cinque mesi, perfino la rielezione in Parlamento. Alemanno sostiene di non essere interessato. La Polverini, al contrario, di farci qualche pensierino. Ecco allora la schiera di chi si appresta a rendere più credibili le prime consultazione dell'era berlusconiana dopo Berlusconi.
IL DELFINO
La sua investitura è avvenuta già nel docu-testamento con cui il leader ha annunciato il passo indietro (o meglio di lato). Dopo almeno due settimane di gelo, durante le quali il capo e il pupillo sono arrivati a non sentirsi e a non vedersi per giorni, Angelino Alfano adesso canta vittoria. Quarantadue anni mercoledì prossimo, siciliano di Sant'Angelo Muxaro in provincia di Agrigento, da giorni batte in lungo in largo la sua isola per tirare la volata a Musumeci. La rinuncia del Cavaliere però ha disinnescato il rischio sue dimissioni dai vertici del partito in caso di sconfitta elettorale in Sicilia. Con lui, si schiera tutta la squadra di dirigenti quarantenni: da Lupi a Gelmini, da Fitto a Frattini.
LA PASIONARIA
Daniela Santanché si è battuta fino all'ultimo per convincere Berlusconi a restare sul ring. La sua linea, che era quella dei falchi, non ha retto. Adesso l'imprenditrice che nel 2008 si era candidata con la Destra contro il Pdl lanciando accuse pesantissime al Cavaliere, cuneese di 51 anni, si è convinta di poter rovinare la festa di Alfano. "Ha preso il partito al 24 per cento e lo ha portato al 15" è il suo grido di battaglia. No alle tasse e Italia fuori dall'Euro, tra gli slogan che segneranno la sua campagna.
LA VECCHIA GUARDIA
Avrebbe preferito che in campo restasse il capo, anche lui in qualche modo adesso si sente orfano. L'ex ministro Giancarlo Galan, 56 anni, padovano, ex presidente della Regione Veneto, al fianco di Berlusconi lo è del resto dai tempi della Fininvest. Tra i fondatori di Forza Italia nel '94. Dice di non voler stare in un partito con La Russa e Gasparri, invocava il ritorno allo spirito forzista. Adesso invece con gli ex An sarà costretto a convivere. Plaude al "gesto di coraggio" del suo leader, ma ne avrebbe fatto volentieri a meno.
SHREK
Il personaggio dei cartoni è stato a lungo il suo avatar su Twitter, gli sta simpatico e un po' gli somiglia. Il gigante del Pdl, Guido Crosetto, ex sottosegretario alla Difesa, classe '63, sarebbe il secondo cuneese in corsa per le primarie. Sarebbe perché non ha ancora deciso. Da mesi chiedeva le primarie e martellava su Berlusconi. Ora esulta per il "coraggioso passo indietro". E medita un giro di giostra alla fiera della corsa pidiellina.
IL GUASTATORE
"Ora devo terminare il lavoro in Lombardia, poi ci penserò" è la prima apertura fatta poche ore fa dal dimissionario presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Ma chi gli sta vicino in queste ore ammette che il governatore ci sta pensando eccome, a una candidatura. Sessantacinque anni, mai domo, per nulla intenzionato a sparire dalla scena nonostante gli scandali e le inchieste, l'ex uomo forte di Cl vuole pesarsi al Nord e poi lanciare la sua candidatura in Parlamento, forte delle migliaia di voti che raccoglierà, lui spera, il 16 dicembre. La campagna, neanche a dirla, sarebbe tutta giocata in chiave anti-Lega.
IL FORMATTATORE
Alessandro Cattaneo, sindaco trentatreenne pidiellino di Pavia, è volto poco noto al grande pubblico, ma già odiatissimo dalla classe dirigente attempata del Pdl. Studia da Matteo Renzi delle file berlusconiane, guida i giovani "Formattatori" del partito che a luglio hanno tenuto la loro contestata kermesse in nome dello svecchiamento e ad agosto hanno mandato su tutte le ire mezza nomenclatura bocciata dalle loro pagelle. "Noi ci saremo, saremo all'interno del dibattito e non avremo timori reverenziali" annuncia adesso Cattaneo.
L'OUTSIDER
I maliziosi, conoscendola, dicono che non si sarebbe fatta mai sfuggire l'occasione. E infatti eccola qui. Alessandra Mussolini, ruspante campana cinquantenne a dicembre, si prepara anche lei alla sfida. "Ci sto pensando seriamente" dice a chi le chiede. "Francamente ci sto pensando, eccome se ci penso: l'idea mi affascina molto perché mi piace la partecipazione. Io ho sempre messo tutta me stessa, facendo anche salti nel vuoto senza rete".
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