Martedì, 5 giugno 2012 - 10:31:00 tratto da Affaritaliani.it del 5 giugno
2012
“ La Germania non affondi l’Europa. Sarebbe la terza
volta in cento anni”. A dirlo, dando voce anche ai nostri reconditi timori, non
è un indignato greco bensì Joschka Fischer, ex ministro degli Esteri tedesco.
Fischer accusa la Merkel di grave miopia: “ se l’euro cade, noi saremo i grandi
perdenti”. La cancelliera pare aver rovesciato l’impostazione di Adenauer che
nel 1946 disse : “siamo prima persone, cittadini, europei e poi tedeschi..”. La
Germania ha certamente riconquistato la premazia economica ma questa non
comporta la leadership politica che si conquista con l’autorevolezza morale. E’
nelle difficoltà che si afferma la responsabile grandezza di un paese, di una
classe dirigente e di un popolo. E’ in gioco il miracolo di due generazione di
europei che hanno garantito il più lungo periodo di pace e prosperità del
nostro Continente, dopo i mattatoi della prima e seconda guerra mondiale. Siamo
ad un bivio storico, o si rilancia il progetto di integrazione politica o
l’incubo della disgregazione potrebbe divenire realtà con conseguenze
devastanti per tutti, anche per la Germania. L’uscita dall’Euro della Grecia
non è un fatto meramente contabile ma di enorme rilevanza politica, storica e
morale.
La parola di origine greca – Europa- riassume il senso
delle nostre radici. Il grembo da cui tutto ebbe inizio. La moneta unica, nel
progetto di fondo, era il vettore dell’ integrazione. L’uscita della Grecia
provocherebbe una crisi di fiducia a catena, Spagna, Italia, Francia e poi a
seguire inevitabilmente anche la Germania sarebbero colpite. Senza anche
pensare alla spirale di odio che potrebbe derivare dai morsi della fame. Quindi
avanti con gli Stati Uniti d’Europa, con l’unione politica. Nell’immediato
bisogna affrontare l’emergenza economica e quindi occorrono unione fiscale e
rilancio investimenti per favorire la crescita. Il rigore è importante ma
occorre evitare che l’eccesso porti al rigor mortis. Come indicato da Monti,
Hollande e altri, occorre europeizzare il debito (o almeno una parte di esso)
attraverso gli eurobond la cui solvibilità deve essere garantita dai paesi Ue;
uno strumento che rafforzerebbe il senso di solidarietà e quindi la capacità di
reazione. Altri interventi importanti sono:
a. le emissioni obbligazionarie volte a raccogliere
fondi da destinare a finanziare gli investimenti nelle grandi infrastrutture
(project bond);
b. scorporo, dai calcoli del deficit, delle spese
destinate agli investimenti produttivi (golden rule); la ricapitalizzazione
della Banca europea degli investimenti che sarebbe lo strumento per gestire le
emissioni obbligazionarie;
c. slittamento del fiscal compact ovvero del parametro
del 3% nel rapporto deficit-pil, per dare respiro ai bilanci strangolati da una
regola che sembra un miraggio per diversi paesi; d. l’introduzione della Tobin
Tax che, al di là della rilevanza monetaria, assume un significato di impegno
contro le speculazioni sui mercati finanziari che sono i fronti
dell’aggressione all’UE. Ma la questione di fondo risolutiva è rilanciare
l’Unione politica che si fonda primariamente sul senso di una identità
comunitaria fatta di spirito e cultura..............
Alberto Mattioli
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